Se non hai letto il primo romanzo della saga e vuoi scoprire di cosa parla, troverai qui la recensione:
Un anno dopo gli eventi di Metro 2033, il confine meridionale della metro è sotto pressione. Hunter, accompagnato da Achmed e un uomo che si fa chiamare Omero, parte per una spedizione probabilmente senza ritorno per salvare la preziosa stazione di Sevastopolskaya.
Bentornati nel “magico” mondo della Metropolitana di Mosca di Metro 2033. Ad un anno dalla fine degli eventi del primo libro, ci troviamo di nuovo ad immergerci in questi luoghi lugubri e claustrofobici.
Protagonista di questo capitolo centrale non è Artyom, ovvero quello di Metro 2033, ma Hunter, un altro importantissimo e altrettanto misterioso personaggio del libro precedente.
L’aura di mistero intorno ad Hunter è stata, anche nel precedente romanzo, una cosa che ho apprezzato molto, perché manteneva viva la mia voglia di andare avanti e scoprire i misteri che si celavano dietro questo personaggio.
Questo secondo romanzo è molto diverso dal primo: la ricerca di Artyom spaziava davvero tanto. Infatti, aveva visitato tantissime stazioni della Metropolitana, ed era anche uscito in superficie.
L’ambientazione di Metro 2034 è più circoscritta.
Tra l’altro, la brevità del romanzo rispetto al primo mi ha fatto pensare che questo fosse soltanto un capitolo di passaggio, in attesa del gran finale nel libro Metro 2035.
Un po’ sono rimasta delusa che il protagonista non fosse Artyom. Il finale di 2033 sembrava lasciar presagire che c’era ancora altro da raccontare, che il destino del ragazzo non era ancora compiuto. Avevo dato per scontato che tutti e tre i romanzi sarebbero stati incentrati su di lui, e invece mi sono ritrovata davanti ad un secondo romanzo con i protagonisti molto diversi.
Non che la storia fosse brutta, ma la curiosità di conoscere il destino di Artyom ha un po’ offuscato il piacere della lettura.
A questo punto suppongo che lo ritroveremo nel romanzo conclusivo della serie. Non ne sono sicura, perché non ho letto la trama e preferisco iniziare il romanzo completamente all’oscuro.
Un’altra cosa che ho notato in questo secondo volume era che l’idea che si ambientasse dentro la metropolitana non era più così spaventosa e inquietante come lo era stata per il primo.
Forse perché già mi aspettavo quale sarebbe stata l’ambientazione, forse perché l’autore ha insistito meno sull’argomento, ma il senso di totale claustrofobia che avevo provato leggendo 2033 qui si è affievolito tantissimo.
Tutto sommato, ho comunque apprezzato la lettura e sono ancora più curiosa, adesso, di leggere il capitolo finale.
A differenza di Metro 2033, di cui è stato realizzato il videogioco, 2034 non è stato adattato. Tuttavia, Metro:Last Light (il secondo videogioco della serie) è una sorta di sequel del libro. Non so nulla riguardo alla trama del videogioco, ma immagino che non sia essenziale ai fini della lettura. Chi legge soltanto la serie cartacea dovrebbe poter avere tutte le informazioni utili a comprendere appieno la trama, quindi suppongo che gli eventi narrati in Last Light siano di contorno oppure verranno raccontati in qualche modo nel romanzo 2035.
Finita questa recensione, inizierò a leggere l’ultimo libro di questa trilogia, per cui vi do appuntamento alla prossima.
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